L’USO DELLE PIAZZE DI ROMA
Roma, 14 novembre – Il vicesindaco e assessore alla Cultura di Roma, Luca Bergamo ha dichiarato la volontà di modificare o abrogare la delibera votata nel 2009 dal consiglio comunale, nell’epoca Alemanno. Un provvedimento che tuttora regola l’uso delle piazze storiche, in conformità con il codice dei Beni culturali e del paesaggio. Ma anche secondo la tutela prevista per i siti Unesco che definiscono le piazze storiche di Roma (vincolate dal decreto Galasso) come ” patrimonio culturale dell’umanità”.
Le associazioni dei residenti gridano allo scandalo. In una lettera firmata da decine di comitati, tra cui Italia Nostra, il Fai di Roma e Lazio, il coordinamento residenti Città storica, il comitato Per la Bellezza e il comitato Esquilino, si chiede al Campidoglio di ” mantenere la delibera 48 del 2009, perché garantisce il rapporto tra tutela e valorizzazione delle aree pubbliche dei centri storici ”
La replica di Sabrina Alfonsi, presidente del primo municipio, in una lettera al quotidiano La Repubblica
Gentile Direttore, mi permetto di intervenire in quanto, nel mio ruolo di Presidente del Municipio Roma I Centro storico, il tema di come coniugare la tutela della città storica, a partire dalle sue piazze, con la contemporaneità della vita quotidiana di una grande metropoli come Roma, è il cuore della mia attività amministrativa.
Per chiarezza inizio subito premettendo che non si può minimamente pensare di abrogare la delibera 48 del 2009 che tutela le nostre Piazze storiche. Hanno quindi ragione i diversi comitati, messi in allerta dalle proposte paventate dall’amministrazione 5 stelle.
Da tempo, però, come Municipio, chiediamo di fare un tagliando a questa delibera proprio per renderla più efficace.
Come sempre, infatti, quando si costruisce un provvedimento come questo, si rischia di omologare situazioni che per loro storia, collocamento, necessità, non sono omologabili.
A mio avviso le piazze storiche della nostra città andrebbero ridefinite con un’ulteriore suddivisione tra “Piazze monumentali” e “Piazze di rione”. Le prime, con una funzione più legata al fenomeno turistico e alla contemplazione artistica delle stesse. Le seconde, alla funzione sociale che svolgono per le comunità e un determinato territorio.
In questo caso e penso a Piazza San Cosimato, Piazza Santa Maria Liberatrice, Piazza Mastai, Piazza delle Cinque Scole di cui in queste settimane abbiamo iniziato il recupero al suo antico splendore, andrebbero riconsegnate al Municipio come luoghi da tutelare per la loro funzione di aggregazione e riconnessione del tessuto sociale del rione.
Un esempio è Piazza San Cosimato, dove l’arena del Cinema America ha assunto un ruolo di tutela antropologica, sia facendo da argine alla gentrificazione di Trastevere che rendendo sicuro quel pezzetto di città attraverso un’offerta culturale popolare e di altissima qualità allo stesso tempo. Un utilizzo inclusivo e mai esclusivo, che ora ha anche trovato un equilibrio con il tessuto residenziale limitando per il 2019 lo svolgimento delle attività a cinque giorni su sette.
Mi pare di poter affermare che il modello attuale, nei fatti, nel volere tutelare tutto rischia di non tutelare niente, soprattutto quelle piazza monumentali, a partire da Piazza del Popolo, che spesso derogano i limiti indicati nella delibera 48.
Insomma non lasciamo cadere la discussione. No all’immobilismo ma no anche a una deregolamentazione della tutela del nostro patrimonio, della nostra storia. Roma e le sue piazze storiche sapranno svolgere appieno la loro funzione nel momento in cui sapremo farle vivere nel presente, consapevoli del loro passato.