#perRoma
Ringrazio tutti voi per essere intervenuti.
Sono felice di vedervi qui, in tanti a questo appuntamento.
Non siamo venuti qui per raccontarvi quello che si è fatto nei municipi o per dire quanto siamo bravi, ma per colmare un vuoto.
Siamo qui, insieme ad assessori e consiglieri perché sentiamo la responsabilità di ricominciare a discutere di Roma e del suo futuro.
Lo faremo dando la parola a cittadini, associazioni, persone. I veri protagonisti di questa giornata.
Per farlo abbiamo bisogno di analizzare il passato più vicino, quello dell’ultimo mandato che per alcuni è finito ma che per noi è ancora in corso.
Vogliamo difendere il lavoro dei tanti, tantissimi amministratori, assessori e consiglieri dei municipi che in questi due anni hanno governato con noi la città riaffermando il valore politico di una coalizione larga, nella formazione e nei contenuti, e mettendo tutto questo a servizio di chi guiderà una delle battaglie elettorali più complicate degli ultimi venti anni.
Si siamo di nuovo alla vigilia di una campagna elettorale che si annuncia, sin da subito, difficile. Il nostro primo nemico è il “non voto”.
Sarebbe surreale se non ridicolo se adesso, con l’apertura della campagna elettorale, si ripartisse solo dall’ ascolto dei territori, come se nulla fosse accaduto, come se non fossimo qui a governare da due anni.
Come se non sapessimo già fin troppo bene quali sono i problemi che affliggono Roma, i disagi della nostra città, così duramente colpita dalla crisi economica, dall’inchiesta di “mondo di mezzo”, dalla caduta del Sindaco e dal successivo commissariamento.
Innumerevoli sono state, in questi anni, le occasioni di ascolto e di confronto, a volte anche aspro, che in tutti i municipi abbiamo avuto con la città.
Non possiamo ogni volta ricominciare da zero.
I municipi sono già un cantiere aperto.
I Municipi hanno qualcosa da dire in virtù della loro esperienza di Governo e chiunque aspiri a diventare Sindaco di Roma o voglia far parte di una squadra di governo, non può prescindere da questo confronto.
Da questa iniziativa deve partire un duro lavoro di rielaborazione della città che si fondi sulle esperienze positive e su una corretta analisi degli errori compiuti.
Siamo preoccupati perché non solo non si parla di programmi, ma non si intravede nemmeno una coalizione.
Dire oggi andiamo da soli, e poi ci rivediamo al doppio turno, significa riproporre un vecchio schema di posizionamenti e di alchimie elettorali che oggi la gente non capisce più.
Con programmi diversi e contraddittori, al primo turno, è poi impossibile ritrovarsi su parole comuni da dire agli elettori al ballottaggio.
Chiarezza nei programmi e coerenza di intenti tra candidato sindaco forze e le liste che lo sostengono, sono condizioni indispensabili per una futura governabilità.
Dobbiamo costruire una squadra con la medesima visione perché non ci interessa soltanto vincere le elezioni ma governare la città.
Abbiamo il dovere di dire la verità agli elettori. Abbiamo il dovere di dire, per esempio, che qualsiasi programma di mobilità sostenibile non è realizzabile se non riusciamo a far funzionare ATAC e i mezzi pubblici.
Perché il problema dei trasporti è uno dei più gravi della città.
Ci sono diverse proposte in Parlamento che riguardano la trasformazione profonda dell’Amministrazione di Roma. Sono tutte di grande interesse.
A questo punto però ci preme l’urgenza di mettere mani sulla governance senza la quale Roma è ingovernabile.
Auspico che si imbocchi la strada che prevede passaggi che si possono realizzare già nell’immediato, stabilendo che il Commissario straordinario che attualmente amministra Roma possa attribuire ai Municipi ulteriori funzioni e risorse, in particolare nei settori dei lavori pubblici, della gestione del verde, dei servizi sociali, patrimonio e bilancio e che l’amministrazione comunale di Roma Capitale possa cessare di esistere alla data della prima elezione del sindaco e del Consiglio metropolitano.
Questa scelta è coerente con una stagione politica caratterizzata da una forte volontà di riforma che vede il Governo impegnato nel rinnovamento del Paese, non si esiti a mettere mano anche a questa importante riforma così decisiva per Roma, per la Capitale d’Italia.
Ma se non si dovesse riuscire ad approvare in tempi brevi, noi diciamo che la prossima Consiliatura debba essere costituente.
Questo significa che il prossimo sindaco avrà l’onore e l’onere di sciogliere questo Comune, di sciogliere il Comune di Roma.
Non è possibile ritardare ancora l’unica riforma che può portare questa città a risollevarsi.
Non farlo significa non avere a cuore le sorti della capitale e lasciarla andare a se stessa.
E io non voglio credere che ci possa essere una precisa volontà di umiliare una città con tutta la sua storia. Roma deve tornare ad essere quella che era, quando il suo Pil cresceva di più che nel resto d’Italia.
La capitale della cultura che è stata, dove sono cresciuti i grandi autori che hanno fatto grande ad esempio il nostro cinema, come Ettore Scola che ci ha lasciato da pochi giorni.
Dobbiamo riaccendere il motore della città, valorizzare l’enorme patrimonio di conoscenza e di eccellenza che abbiamo nelle università, nelle imprese, nei servizi ma anche all’interno della Pubblica Amministrazione.
Dobbiamo valorizzare l’immagine di Roma per affrontare le grandi sfide che abbiamo di fronte.
Serve soltanto che questa città venga trattata come merita e che una classe politica si assuma la responsabilità e insieme ai cittadini riaccenda la speranza.
Noi siamo pronti.