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9 maggio – A settanta anni dall’inizio del suo cammino, l’Unione Europa si trova oggi di fronte alla sfida più importante:dimostrare di essere una comunità politica e solidale, e non solo economica e commerciale, per reagire in maniera adeguata a una crisi dagli effetti potenzialmente devastanti.

 

Dopo settanta anni oggi l'unione Europea si trova davanti la sfida più grande, quella di essere compatta e solidale di fronte ad una crisi potenzialmente devastanteMondoDem @MondoDemLab

Gepostet von Sabrina Alfonsi am Samstag, 9. Mai 2020

 

 

10 aprile .

Quella che stiamo vivendo da alcune settimane, a seguito della diffusione nel nostro Paese e nel resto del mondo dell’epidemia da Coronavirus, è una esperienza difficile, la più dura per la nostra generazione, destinata a incidere in modo forse permanente nel nostro stile di vita cambiando le nostre priorità e il valore delle cose. Più della forza degli argomenti teorici, culturali, politici, più della passione della partecipazione militante, più di decenni di storia e di lotte, oggi la forza di un virus contro il quale non abbiamo difese ci impone di acquisire piena consapevolezza rispetto a alcuni fattori.
Penso innanzi tutto al tema della salute, a partire dall’importanza del sistema sanitario. Chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare quale sarebbe stata la situazione oggi se non avessimo avuto un sistema sanitario pubblico, universalistico e solidale.

La coscienza di ciò porta con se anche un ribaltamento dei valori. Per la prima volta l’economia è piegata alla salute pubblica, alla vita pura e semplice, come ha detto lo scrittore Erri De Luca in un suo recente articolo sul quotidiano “La Repubblica”. E anche un ribaltamento dei ruoli: i medici, non gli economisti, sono oggi le voci più autorevoli ed ascoltate.

Stiamo tornando, come auspico da tempo, a una politica che chiede il contributo fondamentale della scienza, delle Università. Sono tornati ad assumere maggiore importanza il fattore umano e le competenze in un contesto economico in cui si credeva di poter sostituire tutto e tutti con delle macchine. La tecnologia stessa è diventata fattore indispensabile in contesti che fino ad oggi l’avevano utilizzata in modo solo marginale: penso ad esempio alla grande rivoluzione che ha investito il mondo della scuola e dell’università, con i professori in video conferenza con gli alunni dalle loro case. Tutto questo potrà essere utile nel futuro, di fronte a cambiamenti che potrebbero risultare profondi anche da un punto di vista sociologico. Non è ancora chiaro per quanto tempo dovremo vivere così, ma quasi certamente non sarà per un periodo breve. E’ sicuro che ci saranno dei mutamenti anche dopo, quando lentamente si ritornerà nello spazio pubblico. Ci saranno sicuramente conseguenze sulla riorganizzazione dei tempi di vita e di lavoro, e sulle modalità in cui il lavoro dovrà essere reso, e soprattutto la Pubblica Amministrazione dovrà incrementare i suoi sforzi per adeguarsi alle nuove esigenze. Anche il modo di fare politica dovrà cambiare.

Ma torniamo all’emergenza.

Come municipio, in queste settimane di grande fibrillazione abbiamo lavorato avendo di fronte a noi due obiettivi; garantire per quanto possibile la salute delle persone, mettendo a lavorare da casa l’80% dei dipendenti in modalità smart working, mantenendo comunque aperti al pubblico i servizi essenziali e riorganizzando le modalità di accesso in piena sicurezza a tutti gli altri servizi.

Il secondo obiettivo è stato quello di fare il massimo per rimanere vicini ai nostri cittadini in un momento molto difficile, mettendo in campo idee e risorse in modo anche non convenzionale.

Una prima parte della sfida, che sembrava assai difficile, è stata vinta. Adesso arriva la seconda e più complessa: dimostrare a tutte e tutti, ma soprattutto a noi stessi, che questa fase che stiamo vivendo può essere l’occasione per ripensare la nostra società, i nostri tempi di vita, il nostro modo di lavorare.
In questo senso, credo che questa esperienza possa rappresentare l’inizio di una nuova concezione del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione e, per quest’ultima, un’opportunità per dar prova di essere uno strumento più flessibile, vicino ai cittadini e che sa ammodernarsi.

 

“NESSUNA POSSIBILITÀ AMMINISTRATIVE 2021 CON UN CANDIDATO M5S”.

14 ottobre – “Ha ragione Zingaretti nel dire che noi siamo fortemente all’opposizione e che non c’e’ nessuna possibilita’ di andare alle amministrative del 2021 con un candidato Cinque stelle. In piu’, c’e’ un doppio turno, quindi io dico ‘ci si vede li”. Il Pd con tutti gli alleati deve puntare ad arrivare se non primo, secondo. Il vero nemico e’ la Lega che oggi sta marciando su Roma. Dobbiamo assolutamente costruire l’alternativa. E l’alternativa siamo noi, non ce ne puo’ essere un’altra”. Cosi’ la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, intervistata dall’agenzia Dire.
“L’ho sempre detto: servono cento donne e cento uomini per pensare di governare questa citta’. È necessario che il governo attuale si impegni su Roma nel rispetto del cambiamento della governance romana e della possibilita’ di investire dei fondi in progetti di lungo periodo. Non vogliamo risorse oggi, non vogliamo risorse aggiuntive- ha spiegato- ma vogliamo che per esempio il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sostenga dei progetti per Roma, perche’ questo e’ uno dei temi su cui iniziare a riflettere, perche’ altrimenti tra un anno e mezzo non arriviamo alla sufficienza neanche con un’altra amministrazione”.
Secondo Alfonsi “la sindaca Raggi e’ lontanissima dalla minima sufficienza. È una giunta che ha fallito, che ha portato Roma al disastro e l’ultimo cambiamento di Giunta a un anno e mezzo dalla conclusione del mandato, dove sono stati tolti tutti per mettere i suoi fedelissimi, fa male di nuovo alla citta’, perche’ nessun assessore puo’ portare a casa un risultato in un anno e mezzo.
Quelli del cambiamento hanno decretato la fine di Roma. È per questo che io da tempo ne chiedo le dimissioni, perche’ penso che lei puo’ soltanto prolungare un’agonia”.

(Comunicato Agenzia Dire)