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comunità ebraica di roma

21 aprile – In vista della celebrazione della Giornata della Terra prevista per domani, 22 aprile, insieme all”Ambasciata d’Israele a Roma, abbiamo voluto produrre un’azione concreta per dare un contributo alla città che accoglie da anni la comunità ebraica.

Oggi abbiamo messo a dimora un albero nel  giardino di Piazza Cairoli, nel centro storico della capitale, in prossimità del Tevere e vicino al Ghetto di Roma.

Oltre all’Ambasciatore Dror Eydar, la Presidente della Comunità Ebraica Ruth Dureghello
e Renzo Razzano, Presidente del CSV Lazio, Centro Servizi per il Volontariato.
“Per me, piantare un albero a Roma, dove un tempo sorgeva l’Impero Romano, è una questione il cui significato trascende il qui e l’ora” ha commentato l’Ambasciatore di Israele “Questa è una vittoria morale sull’idea che il popolo ebraico poteva essere sradicato, attraverso la distruzione della sua patria. L’albero che piantiamo oggi, è in onore della storica conferenza di Sanremo di centouno anni fa: una conferenza cruciale, che ha cambiato le sorti del popolo ebraico. Il processo che ha infine condotto, 28 anni più tardi, alla fondazione dello Stato d’Israele è iniziato qui, sul suolo italiano, nella città di Sanremo”.
Sono davvero felice per la scelta dell’Ambasciata, che mette in risalto la valenza del gesto non solo da un punto di vista ambientale, in vista della giornata di domani, ma anche il suo significato simbolico. Proprio 5 anni fa riaprivamo, grazie alla collaborazione dei cittadini del Rione  riuniti nell’Associazione Guglielmo Huffer che iniziarono a prendersene cura, questo giardino prima abbandonato. Da quel giorno, anche grazie al lavoro svolto dagli Assessori Anna Vincenzoni ed Emiliano Monteverdee alla Consigliera Alessandra Sermoneta, questo bene comune è tornato agli antichi splendori.

31 Ottobre – La via intitolata a Elio Toaff inaugurata oggi, rende il giusto riconoscimento a un grande uomo del dialogo.

Sul versante religioso, a partire dallo storico abbraccio con Papa Giovanni Paolo II il 13 aprile del 1986 che non a caso lo ricordò nel suo testamento, e quello tra le varie anime dell’opposizione al nazifascismo, con la grande amicizia che lo legava a Massimo Rendina.
Seppe ridare orgoglio a una comunità travolta dalla razzia nazista del 16 ottobre 1943, dalle Fosse Ardeatine e dalla povertà.
Seppe tenere insieme la sua gente nei momenti di divisione e negli attimi più drammatici, come il 9 ottobre 1982, quando un commando palestinese sparò e lanciò bombe sulla folla, uccidendo il piccolo Stefano Gaj Taché e ferendo decine di persone.
Un impegno, quello di partigiano, che lo spinse insieme all’allora Sindaco Rutelli a voler ricordare, apponendo la targa che si trova dentro il palazzo del Campidoglio, i dipendenti comunali vittime della violenza nazifascista.
Dialogo e pace per contrastare violenza e odio.
Per questo avrebbe appoggiato con entusiasmo la proposta di Liliana Segre approvata ieri in Senato per l’istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto all’odio, al razzismo e all’antisemitismo.
Oggi Roma torna a ricordare, dopo che il 25 aprile del 2015 a lui e a Rendina il Sindaco Marino dedicò una festa in Piazza del Campidoglio, una figura con una straordinaria apertura mentale.
Un ricordo che si aggiunge alle pietre d’inciampo. Perché la memoria deve abitare i luoghi per abitare noi stessi.
Quando gli domandarono perché non si era mai trasferito in Israele, rispose con un monito consegnatoli da suo padre: un rabbino non abbandona la sua comunità.
Oggi questa comunità, anche grazie a questa targa, dimostra che non abbandonerà mai il suo ricordo.

 

Gepostet von Sabrina Alfonsi am Donnerstag, 31. Oktober 2019