INTERVISTA | Sabrina Alfonsi (PD): “Da Raggi nulla di buono in 5 anni. Il mio successore? Spero uno della mia squadra”
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Il mio successore? Spero uno della mia squadra”
Colloquio a tutto campo con la presidente del Centro Storico, dai successi raggiunti ai fronti aperti; per la successione, una personaltà della sua squadra. E sugli ambulanti: “La sindaca è paradossale”
di Tommaso Cardarelli
INTERVISTA A SABRINA ALFONSI SU ROMA TODAY
INTERVISTA | Sabrina Alfonsi (PD): “Da Raggi nulla di buono in 5 anni. Il mio successore? Spero uno della mia squadra”
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Due mandati da presidente del I municipio, otto anni al governo del centro della Capitale d’Italia. “Un tempo giusto”, commenta Sabrina Alfonsi che in un colloquio a 360 gradi con RomaToday traccia un bilancio di questo periodo, parla della visione di un municipio governato dalla coalizione larga del centrosinistra in maniera strutturale, dei fallimenti nell’approccio della giunta di Virginia Raggi e del futuro del Centro Storico. E davanti alla prospettiva di un impegno diretto per il comune non si tira indietro.
Presidente Alfonsi, il suo è stato un lungo mandato nel Centro Storico. Volendo fare un bilancio della sua esperienza, quali sono i risultati di cui va più fiera?
Intanto ritengo di aver passato alla presidenza il tempo giusto. Chiunque amministri dovrebbe fare due mandati: è il tempo che serve per portare a compimento delle cose. Abbiamo cercato di promuovere il decentramento amministrativo al massimo possibile, ad esempio sul tema del verde pubblico: oggi il I municipio ha competenza totale delle aree verdi nelle scuole. Abbiamo scelto di occuparci noi delle alberature e oggi all’interno delle nostre scuole c’è manutenzione, sicurezza e cura del verde. Penso poi al progetto del verde condiviso: l’amministrazione municipale emette l’appalto per la manutenzione ordinaria e l’associazione che si prende l’area in carico fa miglioramenti e aggiunge piante, fiori, soprattutto fa vivere l’area, la anima così che sia vitale. L’ultima che abbiamo assegnato è quella del giardino di piazza Cairoli, ci dicevano che non potevano assegnarcela essendo zona di verde di pregio: questo voleva dire principalmente che era invasa da topi. Oggi c’è una splendida associazione che fa un gran lavoro e in primavera ci saranno piantate molte bellissime aiuole fiorite. Abbiamo aperto le scuole con i patti di collaborazione consentendo alle associazioni dei genitori di costruire dei momenti aggregativi anche al di là del calendario scolastico, stanziando anche quei contributi pubblici che abbiamo potuto mettere a disposizione. Di qui arriviamo alla nostra iniziativa del patto di Comunità, 110 associazioni hanno firmato un accordo per mettere in rete quel che già fanno. Io sono convinta che questa metropoli possa essere gestita solo se i municipi diventano comuni urbani, veri enti locali di prossimità che possano mettere a sistema le esperienze del terzo settore.
A proposito di questo, lei è in posizione privilegiata per spiegare come potrebbe funzionare una Capitale trasformata in grande polo metropolitano.
I municipi devono diventare comuni urbani all’interno della grande area di Roma, il sindaco di Roma deve essere il sindaco della area metropolitana eletto direttamente dai cittadini e all’interno dell’area metropolitana devono esserci i comuni, sia urbani che extraurbani con un sistema di bilancio perequativo. Per costruire quest’esito serve un disegno di legge in Parlamento e spero che in questa legislatura tutti i deputati e senatori di Roma si mettano d’accordo per votare una legge simile. In mancanza, sicuramente la prima delibera della futura consiliatura in Campidoglio deve essere quella del decentramento. Con la Raggi onestamente c’è stato un finto decentramento, laddove la sindaca non arrivava e non riusciva a intervenire, passava la competenza ai municipi per togliersi il problema. Il decentramento delle competenze è una cosa seria invece, per la quale bisogna riflettere sia sulle risorse economiche che sulle risorse umane: avere la competenza senza le forze per attuarla è nulla.
Facciamo un esempio. L’amministrazione capitolina intende appoggiarsi al parere del Garante per rimettere a bando le licenze degli ambulanti. La sua valutazione su questa vicenda?
Paradossale. La sindaca chiede un parere all’authority mentre il suo dipartimento e il suo assessore chiedono il rinnovo automatico come d’altronde previsto da legge nazionale: la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Io penso che la Bolkenstein sia una opportunità per risistemare il piano del commercio su area pubblica, penso però che in questo momento comportarsi così sia assurdo, siamo in piena crisi economica, stravolgere oggi, senza una visione, settori che stanno in grande difficoltà è irresponsabile. Dimostra inoltre incompetenza amministrativa: non è che si dice “fate i bandi” e i municipi li fanno in automatico, c’è un lavoro dietro immane. Questo è un settore in cui le competenze fra comune e municipio sono mischiate, su sei bancarelle che si vedono in giro quattro sono del municipio e due del dipartimento, le edicole sono del municipio ma con un piano cittadino, i fiorai sono del municipio e così via. Se c’era la volontà politica di fare questo riordino bisognava fare un lavoro serio a monte e quando la sindaca fa questi annunci si ha la sensazione che non sappia di cosa parla.
Con l’epidemia da Coronavirus il centro, a Roma più che in altri luoghi, è duramente colpito. Da amministratrice, pensa che il dopo-pandemia vedrà le zone centrali delle nostre città con una vocazione mutata?
Io me lo auguro, la pandemia per i centri storici delle città d’arte e in particolare per Roma è un’occasione Abbiamo visto le nostre zone centrali gentrificate e diventate monofunzionali, sostanzialmente poli del turismo. Oggi infatti il centro è deserto con appartamenti vuoti e mentre i negozi di vicinato riprendono ossigeno, il commercio del centro storico è totalmente chiuso e anzi, speriamo che gli esercizi riapriranno. Noi dovremmo sfruttare questa occasione per far ritornare la popolazione nel centro storico, renderlo un luogo polifunzionale con sia residenza sia vocazione turistica. Bisognerebbe per questo attivare immediatamente una interlocuzione, provvedimenti per incentivare affitti lunghi a residenti e non affitti brevi a turismo. Nelle strade del centro vediamo già tanti cartelli con tante case vuote e tante persone che oggi sono manchevoli di quel reddito in più che magari era il secondo reddito della famiglia; oggi bisognerebbe intervenire come sta facendo Ada Colau a Barcellona perché il centro storico possa rinascere dopo la pandemia.
Si parla di lei come candidata sindaca, o come vice in ticket con il candidato Paolo Ciani. Il suo nome è ancora in campo?
Penso soprattutto che Roma abbia bisogno di una grande squadra, sia la squadra stretta del sindaco e degli assessori, sia dei presidenti di Municipio di cui nessuno parla e che invece valgono quanto un comune medio italiano. Servono le famose 100 persone a cui spesso accenna Francesco Rutelli e io penso che sia bene che la maggioranza di queste persone venga da un lavoro già fatto in città, che noi dobbiamo assolutamente valorizzare. Basta con quelli che arrivano in Campidoglio e “scoprono”, scoprono i buchi di bilancio, scoprono che ci sono le buche, scoprono, scoprono…ancora oggi c’è la sindaca che scopre le cose. Servono invece persone che amano la città e che hanno già governato, messo a sistema. Se io posso mettere a sistema? Io ci sono, ma serve soprattutto vincere con un centrosinistra che non sia spaccato. Confido molto nel nuovo segretario del PD Enrico Letta e nel percorso che sta costruendo.
Il suo municipio è per certi versi un laboratorio su questo, dove convivono le forze civiche, Azione, le liste di sinistra. Questo scenario di coalizione può replicarsi a livello comunale?
Vorrei innanzitutto ringraziare il consiglio e una maggioranza composita ma sempre compatta che ha sempre sostenuto il lavoro della giunta: questo dimostra che ci sono certamente margini per un lavoro sulla città nell’ambito di una visione politica complessiva. Prendiamo il tema dell’immigrazione, con la Lega, che ho in consiglio, siamo distanti anni luce; nell’ambito della mia maggioranza non c’è invece una differenza di vedute e questo deve essere lo stesso spirto che ci porterà a governare in Campidoglio.
Ed esistono margini per un accordo sui territori con il Movimento Cinque Stelle?
Nella mia storia di amministratrice non ho mai avuto un sostegno da parte del M5S. Nella prima consiliatura questi esponenti non sapevano nemmeno dove fossero capitati e possiamo volendo ricordare degli episodi divertenti per quanto drammatici. Nella seconda consiliatura hanno provato inizialmente a svolgere un protagonismo che non sono riusciti a incarnare, poi c’è stata una difesa a oltranza del Campidoglio che onestamente mancava di visione. Direi che con queste personalità sostanzialmente non ci sono rapporti.
Un giudizio sui cinque anni di Virginia Raggi, sia a livello di azione amministrativa che nel concreto rapporto con gli organi decentrati come il municipio. E’ davvero tutto andato storto?
In onestà non mi viene in mente niente di buono. Parliamo di una giunta capitolina e il tema non è se la singola azione sia andata o meno bene. Virginia Raggi è mancata di visione, come dicevo: se si vogliono cambiare gli autobus per rendere la flotta sostenibile si fa una grande azione con un grande sforzo economico, non se ne cambiano due all’anno. Mi sento di promuovere l’assessore al Personale de Santis che ha lavorato bene; i concorsi sono stati sbloccati, bisogna farne altri perché nell’amministrazione c’è bisogno di personale nuovo, sono stati rimessi in campo gli impegni per la formazione. Questo è stato giusto.
Quali fronti lascia aperti a chi la succederà al I Municipio e che profilo vede per il futuro del Centro Storico?
Sicuramente lasciamo aperti dei grandi progetti che non avendo avuto il Campidoglio al nostro fianco non abbiamo potuto chiudere. Parliamo ad esempio di via Giulia; con grande fatica sblocchiamo il procedimento amministrativo impantanato da anni e poi tutto si ferma altri tre anni perché non passava la delibera in giunta capitolina; finalmente il cantiere lo abbiamo aperto, ma mi sarebbe piaciuto molto inaugurarlo finito. Lascio aperto poi il grande progetto del borgo degli artisti di Paolo Caselli a Testaccio; qui posso dire che l’assessore ci ha seguito e parliamo della più grande riqualificazione del più grande borghetto nella città storica, atteso da anni. L’abbiamo lanciato con una visione e il tempo stretto non mi consentirà di vederne gli esiti. Quanto al futuro del I Municipio, lavorerò affinché il candidato del centrosinistra sia una persona della mia squadra perché i progetti aperti sono molti e penso che offrire segni di continuità sia la cosa migliore per le comunità che amministriamo. La mia giunta è cresciuta tutta insieme e oggi vedo delle personalità che sono all’altezza della sfida.
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