6 Dicembre, 2024
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FUTURO

7 gennaio – Questa mattina ho effettuato un sopralluogo presso la struttura Ama di via Salaria insieme al presidente della IV Commissione capitolina Ambiente, Gianmarco Palmieri, al presidente del Municipio III, Paolo Emilio Marchionne e al dg pro tempore di Ama, Maurizio Pucci.

Scopo della visita valutare le azioni da intraprendere in vista della bonifica – molto attesa dalla cittadinanza – e delle ipotesi di utilizzo futuro dell`area a ridosso del Tevere che attualmente ospita alcuni servizi Ama e l`impianto Tmb, reso inutilizzabile da un incendio nel 2018.
Stiamo cominciando a ragionare tutti insieme sul percorso che ci dovrà condurre, entro il mandato del sindaco, a realizzare il grande progetto di bonifica e riqualificazione di questo sito, che per anni ha rappresentato un problema e che ora vogliamo diventi una magnifica opportunità per questo territorio e per l`intera città. L`ipotesi che stiamo condividendo è quella di procedere, grazie ai finanziamenti della Regione Lazio e alle risorse del Pnrr, alla bonifica integrale dell`area, inclusa la demolizione dell`impianto Tmb. In parallelo – avvalendoci della collaborazione delle Università – avvieremo la progettazione di un grande polo cittadino per attività destinate all`economia circolare, per il riuso e il riciclo dei materiali, e un un parco pubblico. Una parte dell`area continuerà a ospitare le attività del Centro di Servizio Ama, come la sede zonale, il rimessaggio e l`officina dei mezzi, un`isola ecologica a servizio del quartiere. Una idea molto ambiziosa, che vogliamo rappresenti la punta avanzata del progetto di economia circolare che vogliamo attuare per rendere Roma una città più sostenibile.

10 dicembre – Tre deleghe fondamentali per Roma, strettamente connesse tra loro che rappresentano in gran parte il futuro di Roma. L’assessora all’agricoltura, all’ambiente e al ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi, nell’intervista a ‘’Radiocolonna Tv’’ confida di sentirsi impegnata, in prima persona,  nella mission di sviluppo sostenibile, che contribuisca alle battaglie per il pianeta e a tutti gli obiettivi fissati dalla “Agenda 2030”, offrendo ai romani una qualità della vita migliore. 

 

 

 

‘’L’inizio è la cura del verde (Roma è la capitale europea con più aree verdi n.d.r.) a partire dalla  riqualificazione di tutte le ville storiche e da una gestione della rete dei parchi volta a renderli tutti fruibili’’.  Sostiene l’assessora annunciando che uno dei primi provvedimenti che si sta già avviando è quello di consegnare ai municipi le aree verdi fino a 20.000 metri quadrati, insieme alle aree ludiche e agli arredi, mentre al Comune rimarranno in capo le alberature.  ‘’Perché servono -spiega – delle specializzazioni per sistemare nel migliore dei modi il patrimonio arboreo cittadino, come nel caso della “toumeyella” (cocciniglia) che sta colpendo molti pini di Roma’’.

Altro obiettivo dell’Alfonsi è quello di potenziare il servizio giardini nei Municipi, tornando  a scommettere sulla storica Scuola Giardinieri di Roma e dotando le ville storiche di un servizio di guardiania. 

Roma è anche il comune agricolo più grande d’Europa. Come coniugare questo aspetto della città con l’espansione urbanistica che finora l’ha in parte sacrificata?  

“Mi piace dire Agricoltura e agri-culture’’.  risponde Alfonsi.   ‘’ All’interno della città di Roma – continua – abbiamo due grandi aziende agricole comunali, con produzioni in house, e altre realtà agricole del circuito Coldiretti e Campagna Amica, che vanno ampliate e potenziate. Mi piace pensare a delle sperimentazioni di agricoltura sociale, rivolta alle persone più fragili, oppure a degli “agri-nido” rivolti ai bimbi 0-3 anni che potrebbero portare i più piccoli a vivere parte dei loro primi tre anni di vita in campagna, presso realtà agricole a ridosso della città urbanizzata.  Oppure, ancora,  trasformare alcune aziende agricole in agriturismi, per far cambiare  ai turisti in arrivo a Roma la percezione del turismo in città,  attraverso strutture nel verde che permettono in poco tempo di visitare il Centro Storico”.

In sostanza una nuova stagione per l’agricoltura romana che prelude anche nuovi posti di lavoro.  ‘’Ci sono anche da sviluppare le produzioni a chilometro zero fatte in città’’. Rileva l’assessora portando  esempio l’ olio IGP biologico con un suo marchio, che da quest’anno viene prodotto all’interno del grande Parco del Colosseo da 189 piante di ulivo. ‘’L’ etichetta è molto bella e raffigura il Colosseo ed un ramoscello di ulivo – dice Alfonsi – e sempre nel parco abbiamo anche miele e si produrrà presto anche vino, perché si stanno risistemando le Vigne Barberini’’…

‘’Coniugando meglio espansione urbanistica e agricoltura – sottolinea Alfonsi – potrebbe nascere opportunità di investimento per i fondi europei in arrivo con il Pnrr. Rilanciare l’agricoltura potrebbe diventare un modo per riorganizzare la città che a livello urbanistico si è sviluppata in maniera non omogenea. I terreni ‘’vuoti’’ – conclude – potrebbero diventare un asset per una diversa densificazione della città, ma questo sarà un lavoro che faremo insieme all’assessore all’urbanistica, per puntare su una innovativa urbanizzazione e la creazione di nuovi posti di lavoro ’’. 

8 luglio –  Oggi in piazza con Cgil di Roma e del Lazio, per Ripartire dal #Lavoro!

Da questi 5 anni di governo a 5 stelle Roma sta uscendo fratturata, segnata dalla mancanza di visione oltre che dalla pandemia. Mobilità, trasporti, ciclo dei rifiuti, governance, partecipate.

Ma Roma si può governare, deve e può rinascere. Fondata sul Lavoro, per tornare ad essere una città dell’abitare – dalla casa al lavoro, dal muoversi nella, da e verso la città, fino ai servizi essenziali, scuola, cultura, sociale.
É quotidiano ormai dibattere sulle ragioni dello spopolamento di alcuni rioni della città – il centro storico, dedito negli ultimi anni a un turismo mordi e fuggi che ha allontanato gli abitanti. Lo shock innescato dalla pandemia offre un’occasione per ripartire su basi più giuste. Le priorità del futuro – del nostro futuro, quello dei nostri figli – devono essere centrate prima di tutto su una parola, il lavoro. E un nuovo welfare, in cui nessuno resti mai solo.
In questi 8 anni ho governato il primo municipio costruendo reti, un Patto di Comunità che costituisce una buona pratica da replicare, anche a livello cittadino.
Ecco, io penso che la città e i suoi abitanti debbano ripartire dall’idea di essere comunità – come ci siamo sentiti durante la pandemia – e dall’imperativa necessità di non lasciare nessuno indietro. Nessuno lavoratore, nessuna famiglia, nessun cittadino, nessuna persona.

11 giugno – Roma tra Tevere e Aniene, Roma e la sfida delle nuove professionalità per i giovani e le giovani delle nostre università. Oggi alla Facoltà di Architettura Sapienza Università di Roma con il Rotary Club Roma Est parliamo del futuro della nostra città, di ecosostenibilità, di vie d’acqua e rigenerazione!

 

L’INTERVENTO DI SABRINA ALFONSI

Uno degli obiettivi che la prossima amministrazione deve imperativamente porsi è la valorizzazione delle vie d’acqua, del Tevere, dell’Aniene, dei laghi e dei bacini, attraverso un’ottimizzazione della Governance.
Sono tante le sfide che la nostra città si trova davanti, una di queste è coniugare lo sviluppo della Roma futura con le nuove professionalità, con la tecnologia ma soprattutto con la sostenibilità ambientale.
É un’esigenza che riscontriamo ogni giorno e che sta iniziando a trovare risposte – è recente la nascita della facoltà di Ingegneria del Mare dell’Università Roma Tre, con sede a Ostia. Coniugare l’ingegneria industriale e meccanica, con un orientamento verso le applicazioni in ambiente marino mira ad utilizzare le tecnologie industriali per l’utilizzo delle risorse marine, per la tutela dell’ambiente costiero e per lo sviluppo delle relative infrastrutture in ottica di sostenibilità ambientale e di sviluppo ecocompatibile, in linea con gli indirizzi strategici Blue Growth dell’Unione Europea.
L’acqua, bene primario e fondamentale per ogni essere vivente, è l’oro blu, in ogni sua forma. La preservazione dell’ambiente è la mission collettiva del futuro, per tutti gli stati.
Tanti temi amministrativi, educativi e politici si intersecano su questo tema: dal pensare a come cambia il nostro modo di vivere la città, di spostarci all’interno di essa, ai nuovi corsi di studio e alle nuove professioni, che mutano al mutare della città – in questo l’anno di smartworking ha sicuramente rappresentato una cesura, evidenzi9ando un nuovo modo di lavorare e di vivere di conseguenza gli spazi.
Roma è attraversata da tante axcque, non solo dal Tevere ma anche dall’Aniene ed è costellata da laghi, bacini, laghetti, oltre ad essere bagnata dal Mare nel suo Municipio X, Ostia.
Il quadro della gestione amministrativa delle acque a Roma è piuttosto contorto.
• ad oggi abbiamo un Ufficio Speciale Tevere, incardinato all’interno della Direzione Generale del Comune
• Ad oggi ci sono 18 diverse soggetti che non riescono a coordinarsi tra di loro per decidere cosa e come fare per gli interventi.
Sarebbe opportuno considerare l’istituzione di un ente pubblico, come “braccio operativo” dell’Amministrazione Comunale, per la gestione del Tevere.

Altro tema strettamente legato a quello delle acque (in cui inserisco oltre a Tevere e Aniene anche bacini acquiferi, piccoli laghi, penso allo Snia, a Martignano ad esempio, e il mare) è la visione politica della città futura da qui a trent’anni che si ha della nostra città, e su questo non possiamo esimerci dal confronto con le altre Capitali Europee (Londra, Parigi).

Il punto non è il potenziamento dell’Ufficio Speciale Tevere. Serve invece una delega politica ad hoc, che potrebbe essere di competenza dell’Assessore capitolino all’Ambiente o anche del vicesindaco, proprio per l’importanza che riveste.
Quello che è mancato in questi anni è proprio un indirizzo politico chiaro, che non può essere attribuito da un ufficio tecnico che un giorno crea una spiaggia e il giorno dopo un prato. Non serve ufficio speciale nè un braccio operativo, ma uno staff serio e preparato collegato alla delega.
Delega specifica che dovrebbe essere data anche ai municipi per i segmenti di loro competenza, in quanto interlocutori “privilegiati” nelle scelte che riguardano i loro territori.

Si innesta su questo tema ovviamente la questione del decentramento ancora inattuato a Roma. Da una parte abbiamo la necessità di ascoltare e coinvolgere i territori nelle scelte, dall’altro il tema è avere “una testa” che guida i tanti decisori. Al momento, sono otto anni che partecipiamo a tavoli convocati una volta dall’Autorità del Bacino, una volta dalla Regione Lazio, con grande caos e nessuno che guidi realmente i passi, in alcuna direzione.

La semplificazione è l’obiettivo, semplificazione che si traduce in due soggetti politici interlocutori (assessorato regionale e comunale) che dettano la linea ai vari uffici. Semplificazione è anche rivisitazione delle competenze (chi fa cosa). Paradosso: la pulizia delle banchine è della regione, quella delle piste ciclabili è del comune, la potatura degli alberi su strada compete al comune ma i rami che sporgono sono competenza della regione… e se l’uno interviene per errore nella competenza dell’altro, si rischia il danno erariale.
Qualche giorno fa ci è arrivata una segnalazione riguardante una infiltrazione in un muraglione, che è di competenza della Sovrintendenza, ma le banchine sono della regione, e così via… non vi è alcuna sintesi tra tutte queste anime che dovrebbero prendersi cura e valorizzare il Tevere.

Il “sentiero Pasolini” da questo punto di vista è un ottimo esperimento di  inclusione e partecipazione della cittadinanza, una sorta di “Tevere condiviso” (da noi Riva de’ Cocci a Testaccio). Penso anche al Parco del Tevere alla Magliana, inaugurato dall’allora sindaco Marino con Maurizio Veloccia (allora presidente di quel territorio) poi abbandonato e solo recentemente valorizzato grazie all’intervento della regione Lazio (protocollo con associazione che cura area verde del Tevere lì a Magliana). La cura dei beni comuni deve essere appunto condivisa CON le istituzioni non in modo autonomo, come hanno fatto i cittadini nel caso del sentiero Pasolini. Penso che il vero tema sia la co-gestione dei beni comuni, qualunque essi siano: noi lo stiamo facendo nel municipio con il verde, con le scuole, stipulando PATTI DI COLLABORAZIONE che stabiliscono modi e tempi della valorizzazione delle aree verdi o degli usi degli spazi scolastici. Penso che si debba andare in questa direzione e stipulare patti di collaborazione con le associazioni e i comitati anche per il Parco del Tevere, coinvolgendo la cittadinanza, educando i piccoli alla cura dei luoghi e sensibilizzandoli sull’importanza del fiume nella storia e come ecosistema ambientale.
I bambini delle elementari spesso fanno le gite sul Tevere in battello, da Marconi a ostia antica. Ma sono nicchie. Rendere il Tevere davvero navigabile per i cittadini con il biglietto (tipo quello dell’Atac) sarebbe un bellissimo modo di ridare valore a quella che era la via di comunicazione per eccellenza al tempo dei romani, la via del commercio, la via dei trasporti.

Il confronto con le altre capitali europee: mi viene in mente Parigi, con la Senna e i canali (come il canale Saint  Martin, o il canal de l’Arsenal) navigabili, con le banchine che diventano spiagge in estate e tutto l’anno sono meta di concerti, musica itinerante… Lo stesso a Londra, l’amministrazione ha fatto nei decenni passati grandi investimenti per rigenerare i Docks, le banchine un tempo malfamate del Tamigi. Ora sono ex fabbriche diventate luoghi di culto, ad esempio la TATE MODERN una delle più belle gallerie d’arte del mondo ha sede in prossimità del fiume in una ex fabbrica…. Dobbiamo rigenerare i luoghi per rigenerare i contesti.

 

1 maggio – La Costituzione Italiana afferma il valore del lavoro come uno dei capisaldi della democrazia e della dignità delle persone. Dopo un anno così difficile, in cui quasi un milione di persone hanno perso il lavoro, ci ritroviamo tutti insieme a celebrare una ricorrenza importante, che mi auguro possa coincidere con la ripresa delle attività per le tante lavoratrici e i tanti lavoratori colpiti dalla pandemia.

Buon primo maggio a tutte e tutti.

#primomaggio #1maggio #lavoro #primomunicipio #roma

17.03.1861 – 17.03.2021. Deposizione di una corona ai piedi del monumento equestre a Giuseppe Garibaldi al Gianicolo in occasione della celebrazione dei 160 anni dell’Unità d’Italia

17 marzo –  160 anni che siamo uniti. Oggi abbiamo deposto questa corona per commemorare tutte e tutti coloro che, italiani o stranieri, scelsero di battersi per l’Unità d’Italia. Una celebrazione che in questo momento ha ancora più valore, perché ora come non mai abbiamo bisogno di sentirci uniti come Paese.

Nel 1861 l’Italia divenne ufficialmente Regno d’Italia ma il paese vero, unito, reale, era ancora da fare. L’Italia non era abituata a pensarsi Paese e al suo centro mancava ancora un pezzo cruciale: Roma. La popolazione era un insieme di genti, che avevano sperimentato dominazioni diverse. Il percorso verso l’essere cittadini, il sentirsi parte dello stesso paese è stato lungo per un’Italia terra di conquista, dalla fine dell’impero romano in poi. Siamo diventati Italia grazie a donne e uomini che hanno creduto in un progetto comune, così come l’Europa si è riconosciuta tale, con un processo altrettanto lungo.

E questa appartenenza a una comunità dobbiamo averla sempre presente, custodirla e coltivarla.
Siamo Paese, ora, abbiamo capacità e volontà di andare avanti, insieme, senza lasciare nessuno indietro. Il mio augurio per i 160 anni d’Italia è che si abbattano le differenze che ancora purtroppo esistono in termini di opportunità tra donne e uomini, tra generazioni, tra Nord e Sud. #Italia160

7 maggio – Mi fa piacere condividere con voi questa riflessione sul centro storico della nostra città pubblicata sil sito immagina.eu.

 

Rimettiamo le persone al centro delle città

Il Centro Storico di Roma nel corso del tempo si è trasformato, ha cambiato essenza.

Ormai da sette anni governo questo territorio che, a partire dagli anni Ottanta, ha visto avvicendarsi prima una profonda gentrificazione e poi una devozione pressoché totale al turismo e ai viaggiatori, che ha comportato uno spopolamento e insieme un avvicendamento di attività temporanee a ritmo incessante.

Da rioni dove tutti si conoscevano e che erano comunità strette, coese, fatte di artigiani, antiquari, botteghe, famiglie, ancora dense di quella socialità collettiva sulla scia delle corporazioni del Quattrocento che abitavano le vie del cuore di Roma, man mano il Centro Storico ha cambiato volto. I piccoli appartamenti con finestre sui tetti, i terrazzini con i gerani e minuscoli tavolini sono diventati alloggi di pregio e dopo pochi anni si sono trasformati in alloggi turistici, bed and breakfast, case vacanze, affitti mordi e fuggi a prezzi stellari e super richiesti.

E man mano che il turismo aumentava, gli abitanti andavano via, si allontanavano, si disperdevano in zone sempre più lontane, più sostenibili economicamente in termini di affitti, di costo della vita, di prezzi delle case. Un cambiamento profondo nella composizione sociale del Centro, che ha prima perso i giovani, le coppie, le famiglie e man mano la maggior parte degli abitanti.

Il turismo per molti anni è stato il motore di un’economia del Centro storico che è stata stravolta dall’epidemia di Covid19. D’un tratto le strade si sono ritrovate deserte, gli appartamenti vuoti. Un sistema economico basato sul turismo estero e in piccola parte italiano crollato in pochi giorni ha visto dissolversi non solo una stagione estiva ma l’intera impalcatura di un economia dipendente da un settore ora fermo. Mercati, supermercati, farmacie senza clienti perché senza abitanti: le ripercussioni di questo spopolamento le iniziamo a vedere ora che i turisti non ci sono più e si si vedranno alla ripresa delle attività commerciali, alberghiere.

Questo fatto inedito, questo tsunami che ci sta travolgendo, ha un impatto devastante sull’economia della città e del paese, come del mondo intero. Ma io penso che possa essere anche paradossalmente un’occasione. Un’occasione per ripensare il modo in cui viviamo la città e i nostri spazi.

Per ripopolare e per restituire un’identità al centro storico della città più bella del mondo, un centro spersonalizzato dai bnb e privo ormai di una vera popolazione, oggi sparuta in termini numerici e sopraffatta dalle orde di turisti che lo invadevano e che ora, per un periodo ancora lungo, non avremo. Abbiamo l’occasione per riportare gli abitanti nelle strade del centro e per farlo serve una politica fortissima, serve una visione della città futura che vogliamo: proposte concrete per sostenere i privati e per riportare davvero la vita nel centro storico, le famiglie, le giovani coppie, i giovani, gli studenti. Possiamo farlo pensando strumenti di sostegno ai privati da un lato e agli affittuari dall’altro: cedolare secca, incentivi e sgravi per chi affitta a lungo termine, mutui agevolati per l’acquisto della casa.

Due strade abbiamo davanti: da un lato, il sostegno al ripopolamento del centro storico, attraverso forti politiche fiscali e attraverso l’interlocuzione con il Governo, perché il meccanismo della cedolare secca valga solo per affitti residenziali e non per affitti turistici, e dall’altro la rigenerazione del territorio e degli edifici in disuso, perché ripopolare vuol dire anche ripensare gli spazi e il modo in cui vengono vissuti. Parlo di rigenerazione urbana in quanto è un tema a me molto caro, con tanti progetti che riguardano il territorio del centro storico: penso alle caserme in disuso, all’edilizia popolare da destinare a cohousing, alle case degli enti.

40.000 persone in cerca di casa, da riportare in centro ma soprattutto al centro: al centro di una politica che sappia sfruttare questa crisi per creare una visione di Roma futura, più sostenibile, più verde, più vera. Partendo anche da una nuova residenzialità nel centro e nel semi centro, fatta di persone, di lavoro, di indotto e quindi di prosperità del territorio stesso. Perché un territorio abitato è valorizzato dalle persone che si prendono mutualmente cura dei loro spazi.

 

Immagina

10 aprile .

Quella che stiamo vivendo da alcune settimane, a seguito della diffusione nel nostro Paese e nel resto del mondo dell’epidemia da Coronavirus, è una esperienza difficile, la più dura per la nostra generazione, destinata a incidere in modo forse permanente nel nostro stile di vita cambiando le nostre priorità e il valore delle cose. Più della forza degli argomenti teorici, culturali, politici, più della passione della partecipazione militante, più di decenni di storia e di lotte, oggi la forza di un virus contro il quale non abbiamo difese ci impone di acquisire piena consapevolezza rispetto a alcuni fattori.
Penso innanzi tutto al tema della salute, a partire dall’importanza del sistema sanitario. Chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare quale sarebbe stata la situazione oggi se non avessimo avuto un sistema sanitario pubblico, universalistico e solidale.

La coscienza di ciò porta con se anche un ribaltamento dei valori. Per la prima volta l’economia è piegata alla salute pubblica, alla vita pura e semplice, come ha detto lo scrittore Erri De Luca in un suo recente articolo sul quotidiano “La Repubblica”. E anche un ribaltamento dei ruoli: i medici, non gli economisti, sono oggi le voci più autorevoli ed ascoltate.

Stiamo tornando, come auspico da tempo, a una politica che chiede il contributo fondamentale della scienza, delle Università. Sono tornati ad assumere maggiore importanza il fattore umano e le competenze in un contesto economico in cui si credeva di poter sostituire tutto e tutti con delle macchine. La tecnologia stessa è diventata fattore indispensabile in contesti che fino ad oggi l’avevano utilizzata in modo solo marginale: penso ad esempio alla grande rivoluzione che ha investito il mondo della scuola e dell’università, con i professori in video conferenza con gli alunni dalle loro case. Tutto questo potrà essere utile nel futuro, di fronte a cambiamenti che potrebbero risultare profondi anche da un punto di vista sociologico. Non è ancora chiaro per quanto tempo dovremo vivere così, ma quasi certamente non sarà per un periodo breve. E’ sicuro che ci saranno dei mutamenti anche dopo, quando lentamente si ritornerà nello spazio pubblico. Ci saranno sicuramente conseguenze sulla riorganizzazione dei tempi di vita e di lavoro, e sulle modalità in cui il lavoro dovrà essere reso, e soprattutto la Pubblica Amministrazione dovrà incrementare i suoi sforzi per adeguarsi alle nuove esigenze. Anche il modo di fare politica dovrà cambiare.

Ma torniamo all’emergenza.

Come municipio, in queste settimane di grande fibrillazione abbiamo lavorato avendo di fronte a noi due obiettivi; garantire per quanto possibile la salute delle persone, mettendo a lavorare da casa l’80% dei dipendenti in modalità smart working, mantenendo comunque aperti al pubblico i servizi essenziali e riorganizzando le modalità di accesso in piena sicurezza a tutti gli altri servizi.

Il secondo obiettivo è stato quello di fare il massimo per rimanere vicini ai nostri cittadini in un momento molto difficile, mettendo in campo idee e risorse in modo anche non convenzionale.

Una prima parte della sfida, che sembrava assai difficile, è stata vinta. Adesso arriva la seconda e più complessa: dimostrare a tutte e tutti, ma soprattutto a noi stessi, che questa fase che stiamo vivendo può essere l’occasione per ripensare la nostra società, i nostri tempi di vita, il nostro modo di lavorare.
In questo senso, credo che questa esperienza possa rappresentare l’inizio di una nuova concezione del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione e, per quest’ultima, un’opportunità per dar prova di essere uno strumento più flessibile, vicino ai cittadini e che sa ammodernarsi.

 

8 novembre – Oggi a #voicebookradio abbiamo parlato di Roma e di come costruire una visione della città futura! E lo abbiamo fatto partendo dalla figura di Luigi Petroselli, sindaco di Roma quarant’anni fa, al quale lunedì 11 novembre dedichiamo un convegno al Centro Giovani, in via della Penitenza 35, con Walter Veltroni, Paolo Masini, Ludovica Jaus, i Poeti Der Trullo e il regista Andrea Rusich. Vi aspettiamo!
Qui il podcast dell’intervista: http://www.voicebookradio.com/podcastfilter/interviste/