16 Febbraio, 2025
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stili di vita

10 aprile .

Quella che stiamo vivendo da alcune settimane, a seguito della diffusione nel nostro Paese e nel resto del mondo dell’epidemia da Coronavirus, è una esperienza difficile, la più dura per la nostra generazione, destinata a incidere in modo forse permanente nel nostro stile di vita cambiando le nostre priorità e il valore delle cose. Più della forza degli argomenti teorici, culturali, politici, più della passione della partecipazione militante, più di decenni di storia e di lotte, oggi la forza di un virus contro il quale non abbiamo difese ci impone di acquisire piena consapevolezza rispetto a alcuni fattori.
Penso innanzi tutto al tema della salute, a partire dall’importanza del sistema sanitario. Chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare quale sarebbe stata la situazione oggi se non avessimo avuto un sistema sanitario pubblico, universalistico e solidale.

La coscienza di ciò porta con se anche un ribaltamento dei valori. Per la prima volta l’economia è piegata alla salute pubblica, alla vita pura e semplice, come ha detto lo scrittore Erri De Luca in un suo recente articolo sul quotidiano “La Repubblica”. E anche un ribaltamento dei ruoli: i medici, non gli economisti, sono oggi le voci più autorevoli ed ascoltate.

Stiamo tornando, come auspico da tempo, a una politica che chiede il contributo fondamentale della scienza, delle Università. Sono tornati ad assumere maggiore importanza il fattore umano e le competenze in un contesto economico in cui si credeva di poter sostituire tutto e tutti con delle macchine. La tecnologia stessa è diventata fattore indispensabile in contesti che fino ad oggi l’avevano utilizzata in modo solo marginale: penso ad esempio alla grande rivoluzione che ha investito il mondo della scuola e dell’università, con i professori in video conferenza con gli alunni dalle loro case. Tutto questo potrà essere utile nel futuro, di fronte a cambiamenti che potrebbero risultare profondi anche da un punto di vista sociologico. Non è ancora chiaro per quanto tempo dovremo vivere così, ma quasi certamente non sarà per un periodo breve. E’ sicuro che ci saranno dei mutamenti anche dopo, quando lentamente si ritornerà nello spazio pubblico. Ci saranno sicuramente conseguenze sulla riorganizzazione dei tempi di vita e di lavoro, e sulle modalità in cui il lavoro dovrà essere reso, e soprattutto la Pubblica Amministrazione dovrà incrementare i suoi sforzi per adeguarsi alle nuove esigenze. Anche il modo di fare politica dovrà cambiare.

Ma torniamo all’emergenza.

Come municipio, in queste settimane di grande fibrillazione abbiamo lavorato avendo di fronte a noi due obiettivi; garantire per quanto possibile la salute delle persone, mettendo a lavorare da casa l’80% dei dipendenti in modalità smart working, mantenendo comunque aperti al pubblico i servizi essenziali e riorganizzando le modalità di accesso in piena sicurezza a tutti gli altri servizi.

Il secondo obiettivo è stato quello di fare il massimo per rimanere vicini ai nostri cittadini in un momento molto difficile, mettendo in campo idee e risorse in modo anche non convenzionale.

Una prima parte della sfida, che sembrava assai difficile, è stata vinta. Adesso arriva la seconda e più complessa: dimostrare a tutte e tutti, ma soprattutto a noi stessi, che questa fase che stiamo vivendo può essere l’occasione per ripensare la nostra società, i nostri tempi di vita, il nostro modo di lavorare.
In questo senso, credo che questa esperienza possa rappresentare l’inizio di una nuova concezione del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione e, per quest’ultima, un’opportunità per dar prova di essere uno strumento più flessibile, vicino ai cittadini e che sa ammodernarsi.

 

 

13 gennaio 2020 – Ho partecipato al Convegno “Il respiro della città. Stili di vita e dinamiche di mobilità”, organizzato dal Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università la Sapienza.
Morti, inquinamento, congestione del traffico. Tanti sono i motivi che devono portarci nella direzione della mobilità sostenibile.
L’Agenda per lo sviluppo sostenibile e la sua declinazione in agenda Urbana è uno strumento prezioso a disposizione della Politica.
Così come lo è l’Europa, come spesso capita in realtà, grazie a una serie di finanziamenti legati a questo tema.
Purtroppo oggi il paesaggio urbano corrisponde al paesaggio delle automobili, parcheggiate o in movimento.
Dobbiamo ribaltare questa visione attraverso un profondo cambiamento culturale. Da questo punto di vista il rapporto con le Università è prezioso. Nel nostro piccolo con la creazione di isole ambientali e strade libere dalle automobili davanti alle scuole come stiamo cercando di fare con le isole di Borgo, Monti e Aventino e i progetti di pedonalizzazioni delle aree davanti alle scuole in Largo Gaetana Agnesi, Via Puglie e Via Bixio, cerchiamo di portare avanti un’ altra idea di spazio pubblico.
Barcellona sta sperimentando le cosiddette superillas (super blocchi) interi quartieri liberati dalle auto (sia di passaggio che parcheggiate) per favorire un’altra idea e utilizzo delle strade con incroci trasformati in campi da calcetto o piste da skate.
Pensarlo oggi per Roma sembra utopia ma per usare le parole di Blaise Pascal per conquistare il futuro bisogna prima sognarlo.

 

Gepostet von Sabrina Alfonsi am Montag, 13. Januar 2020

4 ottobre – All’Auditorium si Roma abbiamo parlato di Italia e di obiettivi di sviluppo sostenibile, con la presentazione del rapporto ASVIS, alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Dieci anni, dal 2020 al 2030, per raggiungere 17 punti fondamentali per la vita presente e futura: ambiente, parità di genere, sostenibilità, lavoro, istruzione, cambiamenti climatici. Una sfida a cui tutti dobbiamo contribuire, a più livelli: dal governo italiano ed europeo, finanziando un piano investimento green, fino ai cittadini, trasformando le nostre abitudini, i nostri comportamenti e rendendoli sostenibili. Un cambiamento globale, anche economico, per contrastare il cambiamento climatico. Per salvare il pianeta.