VOGLIAMO UN CONGRESSO VERO

VOGLIAMO UN CONGRESSO VERO

Roma, 27 gennaio 2017  –  “Siamo da una parte soddisfatti della lettera inviata dal Commissario, perché comunque è stata indicata ufficialmente una data per lo svolgimento del Congresso del PD di Roma come noi stiamo chiedendo da settimane, dall’altra siamo preoccupati per la mancanza di chiarezza che ancora permane già a partire dalla forma, perché non si tratta di una nota formale di indizione del Congresso ma di una lettera con la quale il Commissario fornisce chiarimenti rispetto ad una serie di argomenti sollevati in questi giorni.

Avremmo preferito un testo che fosse chiaro sulle questioni nodali.

Su quando e come viene costituita la Commissione che si dovrà occupare del Congresso, visto che lo Statuto del Partito parla esplicitamente di “rispetto del pluralismo”.

Chi decide quali sono le diverse sensibilità presenti oggi nel partito romano? Come verranno individuate le persone che dovranno far parte della Commissione? Si tratta di un organo fondamentale, perché dovrà redigere il regolamento e governerà l’intero percorso, e quindi è in quella sede che bisognerà fare la discussione politica sul congresso per tesi o piuttosto quella sullo svolgimento dei congressi dei circoli territoriali o solo di quelli municipali.

Il 26 marzo si convoca il congresso, cosa vuol dire il congresso? Quello dei circoli? Allora manca la data del congresso romano, oppure si vuole iniziare un percorso che non arriva mai alla fine? Si fa riferimento allo statuto nazionale, per poi disattenderlo laddove conviene. L’art. 14 dice che l’articolazione dei Circoli la stabiliscono le Unioni regionali, fermo restando però che “…In ogni caso dovrà essere previsto almeno un Circolo territoriale di base per ogni comune superiore a cinquemila abitanti e, nei comuni con più di centomila abitanti, almeno un circolo per ogni cinquantamila abitanti”.

Noi pensiamo che un Congresso che guarda solo ai regolamenti e non tiene conto della specificità della difficilissima situazione romana rischia di far finta di voler cambiare tutto per riconfermare tutto quello che c’era.  L’impressione è che si voglia un congresso controllato, un impianto che porta a convocare poche persone, e non un congresso libero, aperto, che parli alla città e che la faccia partecipare”.

corriereroma_pd_27012017

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