11 giugno – Roma tra Tevere e Aniene, Roma e la sfida delle nuove professionalità per i giovani e le giovani delle nostre università. Oggi alla Facoltà di Architettura Sapienza Università di Roma con il Rotary Club Roma Est parliamo del futuro della nostra città, di ecosostenibilità, di vie d’acqua e rigenerazione!
L’INTERVENTO DI SABRINA ALFONSI
Uno degli obiettivi che la prossima amministrazione deve imperativamente porsi è la valorizzazione delle vie d’acqua, del Tevere, dell’Aniene, dei laghi e dei bacini, attraverso un’ottimizzazione della Governance.
Sono tante le sfide che la nostra città si trova davanti, una di queste è coniugare lo sviluppo della Roma futura con le nuove professionalità, con la tecnologia ma soprattutto con la sostenibilità ambientale.
É un’esigenza che riscontriamo ogni giorno e che sta iniziando a trovare risposte – è recente la nascita della facoltà di Ingegneria del Mare dell’Università Roma Tre, con sede a Ostia. Coniugare l’ingegneria industriale e meccanica, con un orientamento verso le applicazioni in ambiente marino mira ad utilizzare le tecnologie industriali per l’utilizzo delle risorse marine, per la tutela dell’ambiente costiero e per lo sviluppo delle relative infrastrutture in ottica di sostenibilità ambientale e di sviluppo ecocompatibile, in linea con gli indirizzi strategici Blue Growth dell’Unione Europea.
L’acqua, bene primario e fondamentale per ogni essere vivente, è l’oro blu, in ogni sua forma. La preservazione dell’ambiente è la mission collettiva del futuro, per tutti gli stati.
Tanti temi amministrativi, educativi e politici si intersecano su questo tema: dal pensare a come cambia il nostro modo di vivere la città, di spostarci all’interno di essa, ai nuovi corsi di studio e alle nuove professioni, che mutano al mutare della città – in questo l’anno di smartworking ha sicuramente rappresentato una cesura, evidenzi9ando un nuovo modo di lavorare e di vivere di conseguenza gli spazi.
Roma è attraversata da tante axcque, non solo dal Tevere ma anche dall’Aniene ed è costellata da laghi, bacini, laghetti, oltre ad essere bagnata dal Mare nel suo Municipio X, Ostia.
Il quadro della gestione amministrativa delle acque a Roma è piuttosto contorto.
• ad oggi abbiamo un Ufficio Speciale Tevere, incardinato all’interno della Direzione Generale del Comune
• Ad oggi ci sono 18 diverse soggetti che non riescono a coordinarsi tra di loro per decidere cosa e come fare per gli interventi.
Sarebbe opportuno considerare l’istituzione di un ente pubblico, come “braccio operativo” dell’Amministrazione Comunale, per la gestione del Tevere.
Altro tema strettamente legato a quello delle acque (in cui inserisco oltre a Tevere e Aniene anche bacini acquiferi, piccoli laghi, penso allo Snia, a Martignano ad esempio, e il mare) è la visione politica della città futura da qui a trent’anni che si ha della nostra città, e su questo non possiamo esimerci dal confronto con le altre Capitali Europee (Londra, Parigi).
Il punto non è il potenziamento dell’Ufficio Speciale Tevere. Serve invece una delega politica ad hoc, che potrebbe essere di competenza dell’Assessore capitolino all’Ambiente o anche del vicesindaco, proprio per l’importanza che riveste.
Quello che è mancato in questi anni è proprio un indirizzo politico chiaro, che non può essere attribuito da un ufficio tecnico che un giorno crea una spiaggia e il giorno dopo un prato. Non serve ufficio speciale nè un braccio operativo, ma uno staff serio e preparato collegato alla delega.
Delega specifica che dovrebbe essere data anche ai municipi per i segmenti di loro competenza, in quanto interlocutori “privilegiati” nelle scelte che riguardano i loro territori.
Si innesta su questo tema ovviamente la questione del decentramento ancora inattuato a Roma. Da una parte abbiamo la necessità di ascoltare e coinvolgere i territori nelle scelte, dall’altro il tema è avere “una testa” che guida i tanti decisori. Al momento, sono otto anni che partecipiamo a tavoli convocati una volta dall’Autorità del Bacino, una volta dalla Regione Lazio, con grande caos e nessuno che guidi realmente i passi, in alcuna direzione.
La semplificazione è l’obiettivo, semplificazione che si traduce in due soggetti politici interlocutori (assessorato regionale e comunale) che dettano la linea ai vari uffici. Semplificazione è anche rivisitazione delle competenze (chi fa cosa). Paradosso: la pulizia delle banchine è della regione, quella delle piste ciclabili è del comune, la potatura degli alberi su strada compete al comune ma i rami che sporgono sono competenza della regione… e se l’uno interviene per errore nella competenza dell’altro, si rischia il danno erariale.
Qualche giorno fa ci è arrivata una segnalazione riguardante una infiltrazione in un muraglione, che è di competenza della Sovrintendenza, ma le banchine sono della regione, e così via… non vi è alcuna sintesi tra tutte queste anime che dovrebbero prendersi cura e valorizzare il Tevere.
Il “sentiero Pasolini” da questo punto di vista è un ottimo esperimento di inclusione e partecipazione della cittadinanza, una sorta di “Tevere condiviso” (da noi Riva de’ Cocci a Testaccio). Penso anche al Parco del Tevere alla Magliana, inaugurato dall’allora sindaco Marino con Maurizio Veloccia (allora presidente di quel territorio) poi abbandonato e solo recentemente valorizzato grazie all’intervento della regione Lazio (protocollo con associazione che cura area verde del Tevere lì a Magliana). La cura dei beni comuni deve essere appunto condivisa CON le istituzioni non in modo autonomo, come hanno fatto i cittadini nel caso del sentiero Pasolini. Penso che il vero tema sia la co-gestione dei beni comuni, qualunque essi siano: noi lo stiamo facendo nel municipio con il verde, con le scuole, stipulando PATTI DI COLLABORAZIONE che stabiliscono modi e tempi della valorizzazione delle aree verdi o degli usi degli spazi scolastici. Penso che si debba andare in questa direzione e stipulare patti di collaborazione con le associazioni e i comitati anche per il Parco del Tevere, coinvolgendo la cittadinanza, educando i piccoli alla cura dei luoghi e sensibilizzandoli sull’importanza del fiume nella storia e come ecosistema ambientale.
I bambini delle elementari spesso fanno le gite sul Tevere in battello, da Marconi a ostia antica. Ma sono nicchie. Rendere il Tevere davvero navigabile per i cittadini con il biglietto (tipo quello dell’Atac) sarebbe un bellissimo modo di ridare valore a quella che era la via di comunicazione per eccellenza al tempo dei romani, la via del commercio, la via dei trasporti.
Il confronto con le altre capitali europee: mi viene in mente Parigi, con la Senna e i canali (come il canale Saint Martin, o il canal de l’Arsenal) navigabili, con le banchine che diventano spiagge in estate e tutto l’anno sono meta di concerti, musica itinerante… Lo stesso a Londra, l’amministrazione ha fatto nei decenni passati grandi investimenti per rigenerare i Docks, le banchine un tempo malfamate del Tamigi. Ora sono ex fabbriche diventate luoghi di culto, ad esempio la TATE MODERN una delle più belle gallerie d’arte del mondo ha sede in prossimità del fiume in una ex fabbrica…. Dobbiamo rigenerare i luoghi per rigenerare i contesti.